Queste pagine...

... sono il mio muro del pianto, una valvola di sfogo per una persona che non riesce ad adattarsi alla normalità della vita quotidiana. Perdonate dunque la mancanza di tatto, di peli sulla lingua, magari di rispetto, che avrò nell'esprimere certe opinioni, a volte non proprio "politically correct". Fatevi sotto: ogni commento (purché costruttivo) è il benvenuto!

domenica 31 agosto 2008

La gatta va in vacanza...

... e saluta i suoi lettori, certa di ritrovarli più in forma che mai al suo ritorno.

Destinazione: Sardegna, costa est.

A presto!!! :)

lunedì 11 agosto 2008

Mi piace correre... per me

Mi piace, d'estate, andare a correre da sola al parco vicino casa, al tramonto. Il caldo qui dentro sembra dare tregua agli amanti abbracciati sui prati, agli anziani che mangiano un gelato assieme ai nipoti (nipoti che a tavola faranno capricci ma che mai riveleranno perché non hanno fame, facendo l'occhiolino al nonno), a chi come me desidera solo uccidere la giornata correndo e schiacciando sotto ogni passo ciascuno dei pensieri bui che l'ha affollata.

Non porto mai nulla con me.
Niente musica nelle orecchie. Mi piace ascoltare il ritmo dei miei passi sulla ghiaia, l'abbaiare dei cani che socializzano, il frinire delle ultime cicale ritardatarie. Ascolto il mio respiro, il frusciare degli alberi, il battito nel mio petto. Lascio che la mia testa vaghi dove ne ha voglia.

Niente contapassi, orologi, cronometri o altri arnesi elettronici. Corro finché mi va, arrivo dove voglio, mi fermo quando il cuore o i polmoni o i muscoli non ce la fanno più. O anche solo per fare una carezza a un cane curioso. Non mi importa in effetti sapere quanti km abbia percorso, in quanti minuti l'abbia fatto, che frequenza abbia raggiunto il mio cuore. Corro per me, non per dimostrare qualcosa a qualcuno.

Niente telefonino. Non voglio interruzioni nei miei pensieri. Che almeno in questa mezz'ora possano andare dove vogliono, liberi da ogni argine.

Niente documenti di identità. Quando corro non sono nessuno. A volte, magari per esortarmi ad aumentare la velocità mentre passo in una scorciatoia isolata tra gli alberi, mi trovo a pensare alle parole del medico legale chiamato a identificare il mio corpo: "Donna, tra i 25 e i 30 (non è vero, sono più vecchia, ma non sembra e allora me la tiro, almeno nei pensieri), strangolata, ha sicuramente lottato prima di morire (questo per forza, sono una che vende cara la pelle, io)." Presa dai brividi accelero, rincorsa da passi immaginari, dall'ombra delle statue incrostate di muschio, dai fantasmi delle mille persone passate prima di me su quello stesso sentiero, ciascuna con la propria storia, con i propri pensieri in testa, con un motivo preciso o del tutto casuale per passare di là.

Mi diverte osservare la morfologia del corpo di chi corre, cercando di indovinare perché lo fa.
Atleti che vogliono migliorare le prestazioni.
Uomini di mezza età, il cui ventre rigonfio, gravido del figlio di una vita fatta di noia e dei vizi adottati per scacciarla, dona un aspetto meno attraente del nuovo collega della moglie.
Ragazze sovrappeso, che si trascinano rincorrendo il sogno di un corpo di cui non vergognarsi più.
Anziani arzilli dalle gambe asciutte, in gruppo, tutti con la stessa maglia donata dallo sponsor, che fuggono via, per un istante ancora, dal loro ineluttabile destino...