Queste pagine...

... sono il mio muro del pianto, una valvola di sfogo per una persona che non riesce ad adattarsi alla normalità della vita quotidiana. Perdonate dunque la mancanza di tatto, di peli sulla lingua, magari di rispetto, che avrò nell'esprimere certe opinioni, a volte non proprio "politically correct". Fatevi sotto: ogni commento (purché costruttivo) è il benvenuto!

mercoledì 27 giugno 2007

La frase di oggi

La somma dell'intelligenza sulla Terra è costante; la popolazione è in aumento. (A. Bloch)

lunedì 25 giugno 2007

Paura del cambiamento?

L’inerzia della mente umana e la sua resistenza all’innovazione si dimostrano più chiaramente non, come si potrebbe pensare, nelle masse incolte, bensì nei professionisti, coi loro interessi acquisiti per tradizione e per il monopolio del sapere.
L’innovazione costituisce una duplice minaccia per le mediocrità accademiche: essa mette in pericolo la loro autorità di oracoli ed evoca il timore più profondo che tutto il loro edificio intellettuale, laboriosamente costruito, possa crollare.
(Artur Koestler: da I Sonnambuli)

Nulla di più veritiero.
Pagato, salato, sulla mia pelle.
E su quella di tanti animali che continueranno a morire per nulla.

mercoledì 20 giugno 2007

Tu che guidi il SUV a Roma...

Sei appena arrivato giù dalle rupi Parco del Gran Sasso con un carico di camosci o abiti a Piazza Navona e usi l'auto per andare in ufficio a Via del Corso? E la tua bella mogliettina ingioiellata e impellicciata per cosa la usa? Per radunare la mandria di buoi in Maremma o per fare la spesa al supermercato e per portare i pargoli a scuola in Prati (magari lasciandola in doppia fila)?
Hai mai fatto caso che a Roma c'è l'asfalto in terra e non la sabbia del Sahara, il fango dell'Amazzonia, la roccia del K2? E che quindi le tue ruote immense e il tuo rombante motore 4x4 sono perfettamente inutili?

Hai notato che le strisce blu dei parcheggi sono più corte e più strette della tua auto?
Ti sei mai accorto che qui non ci sono le Highways come in America ma stradine e vicoli?
Hai fatto caso che quando ci sono macchine in doppia fila (e a Roma ce ne sono!!) invadi la corsia opposta bloccando il traffico?

Lo sai che ogni volta che dai gas al semaforo i fumi che escono dai tuoi tubi di scappamento (sì perché uno non bastava...) così alti finiscono dritti in bocca e negli occhi di chi guida un motorino o una bici?
O peggio... di chi sta in passeggino o su una carrozzella e ha la sfortuna di attraversare la strada DIETRO di te? Dietro, già, perché tu che guidi il SUV non ti fermi prima delle strisce, ma sempre DOPO.
Tu che guidi il SUV hai sempre un importante impegno di lavoro che ti obbliga a guadagnare strada suglia altri. A passare radente i motorini, tanto se cadono beh... colpa loro che non stavano attenti. A correre come uno stronzo in strade strette in cui attraversano persone e animali.

Hai letto che la percentuale di rischio morte in un incedente contro un SUV è molto più elevata in confronto con altre auto? E che le tue adorate (quanto inutili... siamo a Roma e non in un ranch del Texas... né tanto meno a Pamplona!) bull-bar sono letali per i pedoni?
Già ma a te cosa importa?
Tu sei dentro il SUV e il resto del mondo ti guarda dal basso, là fuori...
Tu hai il tuo SUV e del resto del pianeta... beh... qualcun altro avrà cura.

E quando siamo fermi vicini al semaforo e ti guardo... non pensare che sia per ammirazione.
La mia è pena. Se hai bisogno di comprarti quell'arnese per sentirti qualcuno sono contenta che resti coi finestrini tirati su, mi risparmi di sentire le sciocchezze che sicuramente vai farneticando.

lunedì 18 giugno 2007

I hate monday!

Auguro a tutti (ma prima di tutto a me stessa) di avere la pazienza necessaria per arrivare a sabato senza aver mandato a quel paese:
- superiori
- colleghi
- clienti
- committenti
- collaboratori
- sottoposti
- chi più ne ha più ne metta
compromettendo seriamente e magari irrimediabilmente l'atmosfera in cui si è costretti 8 ore al giorno e anche la riuscita della propria mansione...

sabato 9 giugno 2007

Non lo vedremo più

Era lì da due, forse tre anni. Lo vedevo tutti i pomeriggi, all'imbrunire, mentre sostava sul parapetto antico del ponte.
Se ne stava impettito e fiero a guardarsi attorno, cercando ammirazione.
Le penne bianche, di un candore quasi iridescente, alla luce del tramonto diventavano di un tenue rosato. Le potenti ali chiuse erano accuratamente pulite e ripiegate all'indietro.
Ogni tanto alzava lo sguardo al cielo e lanciava un grido: a volte un canto malinconico, a volte quasi una beffarda risata, che attirava immancabilmente l'attenzione dei passanti.

Era un grosso gabbiano reale, che da tempo era diventato un'attrazione per i turisti.
A Roma si sa, bisogna darsi da fare per trovare un angolino di notorietà.
E lui, nel suo piccolo, l'aveva trovata.
Se ne stava fermo sul parapetto, tutte le sere, a fasi fotografare dai gruppi di turisti divertiti, chiedendo in cambio solo un pezzetto del loro panino, che prendeva delicatamente con il grosso becco direttamente dalla mano dell'offerente. Tanto gli bastava.

Da ieri, però, non lo vedremo mai più.

Tornando dal lavoro, percorrendo come ogni sera il ponte, non l'ho visto sul parapetto e un brutto presentimento mi ha stretto il cuore.
Pochi metri più avanti l'ho visto a terra, morto.

Le piume non più candide, ma sporche di asfalto, fango e sangue. Il petto fiero, ormai ridotto a un informe massa di ossa, carne, penne. La testa riversa all'indietro.
Schiacciato, sempre di più, da un flusso di automobili guidate da piccole persone ignare, frettolose e irrispettose.

Le sue splendide ali non solcheranno mai più il cielo.
Non sentiremo mai più la sua risata.
Non farà mai più ridere tanti turisti con il suo originale numero da artista di strada.

Qualcuno aveva troppa fretta per aspettare che lui attraversasse la strada, col suo goffo incedere sornione.
Qualcuno ha pensato che "era solo un gabbiano, a Roma ce ne sono tanti".
Quel qualcuno non sa il male che mi ha fatto. A me e a tutti quelli che erano abituati a vedere ogni sera la sua figura impettita su quel ponte.
Quel qualcuno non sa... che gli auguro la stessa triste, dolorosa, ignobile fine.