Queste pagine...

... sono il mio muro del pianto, una valvola di sfogo per una persona che non riesce ad adattarsi alla normalità della vita quotidiana. Perdonate dunque la mancanza di tatto, di peli sulla lingua, magari di rispetto, che avrò nell'esprimere certe opinioni, a volte non proprio "politically correct". Fatevi sotto: ogni commento (purché costruttivo) è il benvenuto!

domenica 27 aprile 2008

Della natura umana (?)

A volte ho la sensazione che, in una contesa, l'atto del contendere e il desiderio di prevaricare l'altro contendente diventi più importante dell'oggetto conteso.

Poco fa sotto il mio portone.
Esterno notte, una ragazza in scooter si ferma fra due auto in sosta, dietro di lei, aggrappato alla giacca con braccine affettuose, un bambino con il casco in testa.

Un ragazzo esce dal portone e si scaraventa addosso ai due, urlando come una furia:
"Ti sembra questa l'ora di tornare? Eh? Ti sembra questa? Dovevi essere qui per mezzogiorno, sai che ore sono? Sono le otto e mezza, sei la solita stronza inaffidabile!"
Strappa il bambino dall'abbraccio, che si era fatto ancora più serrato, e lo deposita in terra, tornando immediatamente a girarsi verso la ragazza.
"Sono stato anche alla polizia, lo sai? Ti rendi conto di che figura di merda faccio adesso a ritirare la denuncia? A dire che non l'avevi rapito ma che sei la solita stronza, ti rendi conto?!"
Il bimbo ammutolito, prende il papà per mano. Lui sobbalza, lo guarda:
"E tu, entra nel portone e saluta tua madre, perché è l'ultima volta che la vedi!"

Un pianto disperato, quasi un urlo di dolore straziante, prende possesso della scena. Il bambino singhiozza e resta fermo davanti al portone, impalato. Ha le manine serrate a pugno e urla con tutto il fiato che ha.

Il padre, non curante del pianto disperato del bimbo, cioè del banale oggetto della contesa, continua a gridare contro la madre, insultandola.

Lei, che fino a quel momento era rimasta in silenzio con gli occhi abbassati, inizia a gridare, come risvegliata dal pianto del figlio:
"Non puoi fare questo, è mio figlio e ho diritto a passare una giornata con lui!"
"No, tu non hai nessun diritto, sono io che ti faccio il favore!"
....

Sono andata via.
In lontananza, solo parzialmente coperto dalle grida dei genitori, il pianto disperato del bimbo ancora risuonava, solitario e sconsolato, tra i palazzi.

giovedì 3 aprile 2008

...

Secondi frenetici alternati a minuti di noia.
Ore scandite da impegni.
Giorni tutti uguali tra loro, in fila come soldatini impolverati su uno scaffale.
Settimane che scorrono sempre identiche a se stesse, senza lasciarmi addosso nulla che valga la pena ricordare.
Stagioni che si susseguono veloci, portandosi via il mio tempo senza che riesca a dargli un senso.
Anni in cui si perdono i pensieri e si fanno sempre più lontani i sogni.
Che vita sto facendo?