Streghe, giudei, zingari. Il fuoco è tornato violento e purificatore. (di Nichi Vendola)
Ecco dunque il fuoco che condanna all’esorcismo e alla cenere quella macchina extra-umana, quello “zingaro ladro di bambini” che risorge come un antico rimosso nello spigolo sporco della nostra più malata modernità.
Ecco il Medioevo che avanza, correndo da internet e da youtube, mentre l’establishment tutto finge di non vedere. Eccola la legalità bipartizan che osserva imperturbabile l’opera scientifica di pulizia etnica messa in campo dagli eserciti camorristi nello sterminato hinterland partenopeo.
Non c’è più nessuno che capisca che stiamo toccando il fondo?
Nessuno che alzi la voce contro chi umilia la vita degli altri?
Questa inaudita legittimazione “politica” dell’intolleranza non sarà solo una livida girandola di violenza anti-rom., ma diventerà la cifra di un tempo nuovo e assai inquinato, di un’atmosfera mefitica e cupa, dove ciascuno potrà appiccare il suo rogo personale, perché non c’è nulla di più facile che offrire alla folla inferocita un povero cristo da crocifiggere, un capro espiatorio il cui sacrificio non risolve alcun problema ma almeno sazia la sete di sangue che non abbiamo mai del tutto estinto. Altro che galateo.
Non si è più in grado di vedere il respiro di un bambino dentro l’immagine di un piccolo rom, non c’è analisi possibile di problemi complessi, non c’è più neanche pietà. Anche la chiesa appare prigioniera delle proprie prudenze.
Non c’è nessuno che asciughi le lacrime di uno zingaro dopo che gli abbiamo bruciato la baracca spingendolo verso un nuovo esodo verso il nulla.
Siamo ancora alle prese con gli eretici e le streghe e sodomiti e giudei, ancora abbiamo bisogno di celebrare l’igiene del mondo, ancora subiamo il fascino del fuoco.
Nel nome di una legalità affidata alla polizia speciale della camorra.
Siamo camorristi ma legalitari, questo non è il nazi-decoro borghese di Verona, questa è
Sta bruciando un intero mappamondo di sentimenti, di valori, di cultura, di coscienza: tutto sembra trascinato in quei fuochi notturni. Altro che sconfitta elettorale.
Siamo senza radici in questa immensa babele di mondezza e cenere, dinnanzi a riti di purificazione e violenza che suscitano il plauso populista.
Forse è anche questo il deserto che dovremmo attraversare.
Liberazione (17 maggio 2008)
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